Chi era

(il) marino

maestro, storico, padre e marito

Dalla postfazione della sua ricerca
“I personaggi di Mornico” (2014)

 

Figlio di Guerrino e Teresa Bentoglio, e’ nato a Mornico il 12 gennaio 1937, insieme a sua gemella Clementina ( soprannominata “Tina”), ha avuto tre fratelli Maria (1927), Giuseppe , conosciuto da tutti come “Bepo” (1932-deceduto a Mornico nel 1995), e Angelina (1929 – deceduta a Zurigo nel 2013). Ha frequentato l’ asilo e le scuole elementari a Mornico al Serio, le scuole medie ad Albino alla scuola apostolica del Sacro Cuore presso i padri Dehoniani e le scuole magistrali Paolina Secco Suardo di Bergamo. Ha vissuto tutta la sua vita a Mornico in compagnia della sua amata moglie Renata Verdelli. Ha avuto tre figli: Claudia (1977), Roberto (1979), Drusilla (1982) e tre bellissime nipotine: Giulia (2010), Emma (2012) e Beatrice (2012).

Cosa posso dire di mio padre?

E’ stato un insegnante delle scuole elementari per 39 anni, molti dei quali spesi a Mornico, corrispondente locale del giornale “L’eco di Bergamo” dal 1990 al 2000, consigliere comunale e vicesindaco dal 1965 al 1975, giudice conciliatore e presidente della Biblioteca Comunale per oltre 30 anni e soprattutto e’ stato un grande studioso di storia locale.

Mi ricordo quando da piccola lo accompagnavo negli archivio di stato a Bergamo, dove, come un topo da biblioteca, accumulava quanto piu’ materiale possibile per le sue ricerche..quasi tutte riguardavano la sua passione: la sua Mornico. Per lo piu’ erano testi in latino che poi traduceva e inseriva nelle sue ricerche. Per ogni sua ricerca lo vedevo impegnato ore e ore con i suoi occhialetti da lettura sul naso e la penna in mano, davanti a pagine bianche che poi piano piano si riempivano di testi, di scarabocchi e di cancellazioni. Tutti in famiglia capivamo quando aveva terminato un capitolo perche’ in casa risuonava il ticchettio della sua macchina da scrivere, una olivetti azzurra. Infatti, copiava a macchina tutte le bozze scritte a mano. Mi piaceva tanto il rumore che faceva quando doveva andare a capo..tric, e la rotellina girava… mi sembra di sentirlo ancora adesso. Negli anni successivi, io e i miei fratelli abbiamo insistito perche’ scrivesse su quello che lui inizialmente chiamava “ol cembol”, ossia un computer anni 80, di quelli con lo schermo a tubo catodico. Poco a poco ci aveva preso la mano e apprezzava molto fare le correzioni, senza dover ribattere a macchina l’intera pagina!

Ha fatto davvero molte pubblicazioni, rilasciato molte interviste, scritto tanti articoli, e’ stato ospite di una trasmissione televisiva come esperto del paese con collegamento diretto dalla piazza di Mornico. Ma cio’ che gli piaceva di piu’ era descrivere la sua Mornico, la chiesa vecchia in modo particolare. Non era importante per lui, se il pubblico fosse una giornalista, una platea o un bambino che suonava al campanello di casa per concludere la ricerca di storia. Per mio padre l’ importante era trasmettere “quel tanto o poco che sapeva su Mornico” , come diceva lui, per poter far si’ che non venisse dimenticato. Aveva proprio una impostazione da storico: raccontava a qualcuno affinche’ il suo sapere non venisse dimenticato ma anzi venisse ritrasmesso. 

Mi viene in mente la scena de “L’albero degli zoccoli”, un film a lui molto caro, dove i personaggi si riunivano nella stalla per raccontare storie…Mi chiedo se la storia stessa sia nata davvero in questo modo…

Era davvero un uomo colto, appassionato di storia, grande latinista, ma era anche una persona semplice, disponibile, sempre con il sorriso sulle labbra. Gli piaceva leggere qualsiasi cosa, dai romanzi ai thriller, dalle storie locali alle biografie moderne. Con gli anni casa nostra si e’ trasformata in una piccola biblioteca, aveva davvero libri ovunque, in sala, in camera, in taverna.

Apprezzava molto il buon cibo, e come per ogni bergamasco un buon salame nostrano non mancava mai a casa Caffi, e il vino, preferendo quello rosso. Aveva anche una profonda fede, ed era devoto alla madonna, ricordo che al collo teneva sempre una catenina d’oro con la sua effige. Gli piaceva girare per il paese perche’ si sentiva parte della cittadinanza, conosceva tutti e tutti lo conoscevano. Amava parlare e scherzare con le persone, giovani e anziani, e tutti gli portavano rispetto. Ricordo che quando ero piccola mia madre lo sgridava sempre quando usciva per comprare il pane perche’ ci metteva delle ore…eh si perche’ incontrava sempre qualcuno nel paese con cui fermarsi a parlare. 

Grande promotore della festa sull’aia, ha speso molti anni per organizzarla e chi non ricorda la sua voce al microfono mentre leggeva i numeri della tombola?

Un’ altra cosa che gli piaceva era coltivare l’ orto: vi trascorreva molto tempo ma poi veniva ricompensato al momento della raccolta dei primi ortaggi. Amava prendersi cura dei suoi limoni e fare le “margotte” per gli anni successivi.

Amava anche trascorrere con la mamma, intere estati al mare. Sulle pareti della sala abbiamo un quadro che rappresenta bene l’ essenza di quei momenti: con colori pastello e’ dipinta una spiaggia vuota con uomo sfuocato che legge sotto l’ombrellone. Sembra proprio che il pittore abbia ritratto lui con uno dei tanti libri che leggeva.

E’ stato un uomo che amava profondamente le sue origini e nel suo piccolo ha cercato di trasmettere a noi (e con i suoi scritti un po’ a tutti) le tradizioni bergamasche. Gli piaceva recitare a teatro. Un sorriso gli spuntava sempre quando imparava un nuovo modo dire orobico o una nuova espressione dialettale.

Per noi figli e’ stato un padre buono, gentile e affettuoso e molto presente. Come era in casa, lo era fuori. Insieme a mia mamma, ci ha sempre incoraggiato nelle nostre imprese, ci ha insegnato molte cose, ha sempre stimolato il nostro giudizio critico ma la cosa che piu’ ci ha trasmesso sono quei valori a lui tanto cari: l’ umilta’, il rispetto per le persone, l’etica per il lavoro e la passione nel fare le cose.

E’ stato anche un nonno molto dolce, gradiva trascorrere del tempo con le nipoti giocando a carte o vedendo i cartoni con loro.

per concludere

chi era mio papa’? 

Mio papa’ e’ e rimarra’ “un personaggio” di Mornico “orgoglioso di appartenere a un piccolo paese, ma ricco di storia, di cultura e di arte”

 

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